lunedì 17 febbraio 2014

Adolescenti interrotte: il diario erotico di Bruna

Le memorie sessuali di una liceale in un libro che ha scandalizzato il Brasile. A tu per tu con Bruna Surfistinha, la surfista dell'eros che racconta i retroscena della sua storia


Dal blog al libro
 Brasiliana, 22 anni, genitori della San Paolo bene ed ex ragazza squillo. Bruna Surfistinha, nome d’arte di Raquel Pacheco, è l’autrice di uno dei casi editoriali degli ultimi anni. In Brasile il suo libro di memorie hard Il dolce veleno dello Scorpione (edito in Italia da Sonzogno) è stato per otto mesi nella lista dei Best Sellers e presto ne faranno un film. «È stato un successo inatteso», dice l’autrice. «Non pensavo che la gente potesse interessarsi a una storia come la mia. Il Brasile è un Paese molto meno liberale di quanto si possa pensare…». Eppure nel suo “diario di una liceale brasiliana”, nato in origine come blog (www.brunasurfistinha.com) Bruna racconta, senza reticenze, i risvolti più piccanti della vita condotta tra i 17 e i 20 anni, quando, fuggita da casa per ribellarsi a un’educazione iper rigida, ha cominciato a mantenersi facendo la "garota de programa", come chiamano in Brasile le prostitute d’alto bordo.

 Le sue confessioni ardite hanno suscitato scalpore e conquistato popolarità…
«Immagino sia successo perché in Brasile nessuna prostituta, prima d’ora, aveva pensato di raccontare la sua vita, i suoi incontri, la sua “routine” quotidiana», spiega Bruna. «La gente è curiosa di sapere cosa succede nella vita di una prostituta. Anche chi condanna e ha pregiudizi vuole comunque essere al corrente. E poi, c’è da dire che il sesso è un argomento che riguarda tutti, indipendentemente dalla classe sociale, dalle religione e dalle situazioni personali».

Prostituta per sentirsi libera. Paradossalmente è stato così?
«Bisogna dire che si guadagnano molti più soldi rispetto ad altri lavori e non è necessario avere una laurea o conoscenze specifiche. Di fatto, esiste quindi la libertà di prostituirsi di punto in bianco, senza passare attraverso esami o concorsi. Ma si tratta di una libertà illusoria, perché si è comunque facile preda dei “protettori” ».

Insomma, non è stata una scelta felice. Si è mai pentita?
«Ho lasciato la casa dei miei genitori cercando la libertà, ma non l’ho trovata. La prostituzione è una libertà che ha sempre il risvolto di una prigione: si pensa che prima o poi si smetterà, ma sono davvero poche le donne che riescono a uscire dal giro. Tuttavia non mi sono mai pentita di essere stata una prostituta, anche se ho attraversato momenti difficili. Certo, ciò non significa che io ne sia orgogliosa, che lo trovi giusto o che incentivi altre a farlo: se così fosse non avrei mai avuto il desiderio di smettere e di condurre una vita normale. Parlerei di pentimento solo ripensando alla mia fuga da casa. In quel caso sì che mi sono pentita: avrei preferito andarmene in modo diverso».

Ne è uscita perché è stata fortunata o determinata?
«La mia è stata una decisione ponderata. Ho smesso di prostituirmi nell’ottobre del 2005, ma già all’inizio di quell’anno sapevo che sarebbe stato l’ultimo. Ho puntato moltissimo sul lavoro, con l’intento di mettere da parte abbastanza denaro per pagare le bollette in attesa di un nuovo lavoro. Il destino, poi, ha voluto che nel frattempo conoscessi anche Pedro, il mio attuale ragazzo».

Ha smesso per lui?
«No, ero già decisa a farlo indipendentemente da lui. Certo, il fatto di averlo conosciuto ha agevolato la scelta e se c’era qualche dubbio è stato cancellato del tutto. Volevo vivere un rapporto stabile, essere amata, capire che cosa volesse dire una storia a due».

Le è mai capitato di innamorarsi di un cliente?

«Il mio fidanzato è stato un mio cliente. Siamo usciti sette volte insieme, poi siamo diventati amici e poi ci siamo innamorati. All’inizio, però, è capitato anche con altri. Probabilmente succedeva per una forte carenza affettiva: negli uomini cercavo amore, attenzioni, qualcosa di più. Speravo sempre che qualcuno “mi salvasse”. Ma sono cose da film, anche se tutte le prostitute le sognano. Ricordo un episodio in particolare, in una “casa chiusa”. C’era un cliente che mi piaceva tantissimo, ma un giorno lui è arrivato e ha scelto la mia amica. Sono rimasta malissimo, ho pianto tanto, ma da quel momento ho deciso di lavorare solo per i soldi. Ho messo da parte i sentimenti di Raquel ed è entrata in scena Bruna, una vera professionista. Avevo capito che gli uomini non erano lì per dare affetto, ma solo per soddisfarsi sessualmente».

Come l’hanno presa i suoi genitori?
«Certe mie scelte sono state la reazione all’educazione rigida che ho ricevuto. Mio padre è un uomo pieno di pregiudizi nei confronti della prostituzione. Mi ha sempre tenuta molto a freno e in un certo senso ho voluto vendicarmi. Litigavamo sempre e l’ultimo litigio mi ha ferita tantissimo. È stata quella la goccia che ha fatto traboccare il vaso…».

In che rapporti siete adesso?
«Sono passati cinque anni dall’ultima volta che ci siamo visti e da tre anni non ci sentiamo neanche per telefono. L’unico contatto che ho è con un cugino, dal quale ho saputo che mio padre non mi ha ancora perdonata per quello che ho fatto. Mia madre invece sì, ma vuole rispettare le idee di mio padre e lasciare a lui la scelta di una eventuale riconciliazione».

(Pubblicato su Style.it, 2007)