Da celebre designer di erotic jewels a neoscultrice di opere monumentali per la Fondazione Henraux. Ora l'eclettica artista si prepara per una nuova sfida creativa: il suo primo libro. Una Bibbia del piacere...
Il fascino non è un semplice fatto estetico. Nasce e si sviluppa come caratteristica nutrita da componenti emozionali, psicologiche, comportamentali. È carisma che conquista, forza che seduce, potere che ammalia. Il fascino, nella sua autenticità, non può essere disgiunto da quello che è il suo motore intrinseco: lo stile. Poche volte, nella vita, succede di incontrare persone, donne dotate di tale peculiarità. Una di queste si chiama Betony Vernon.Sex jewel designer (i suoi celebri bijoux erotici sono stati indossati anche da star del cinema hollywoodiano), love & pleasure educator (ha collaborato con emittenti televisive internazionali e tenuto workshop sul tema sul piacere), scrittrice erotica (ha appena ultimato la stesura del suo primo libro: The Boudoir Bible, la Bibbia del Boudoir, che sarà pubblicata da Rizzoli International nel febbraio 2013), creativa dell'arte che interpreta il piacere a tutto tondo, Betony Vernon, nata in Virginia 44 anni fa e cresciuta artisticamente fra gli Stati Uniti e l'Europa, si cimenta in un nuovo percorso artistico, che l'ha portata a collaborare con la Fondazione Henraux, nome storico nella lavorazione del marmo toscano, per la realizzazione di due opere: la Origin Chair ( una "seduta d'amore" dedicata agli amanti, replicata in limited edition) e la maxi scultura di tre metri Origin, un "portale" che si attraversa fisicamente e che mette in comunicazione l'anima del mondo con ciò che è eterno, infinito, universale.
Entrambi i lavori si potranno ammirare fino al 10 marzo, insieme a una selezione dei suoi più celebri sex jewels, alla Triennale di Milano, in occasione della mostra Kama, Sesso e Design che pone in luce modi, forme e strategie con cui la sessualità si incorpora nelle cose e dà loro nuova vita.
Com'è stato lavorare con il marmo, un materiale nuovo rispetto ai metalli e con cui non ti eri mai confrontata?
«In realtà, già da bambina mi cimentavo nella lavorazione del legno: non c'è materiale che non mi attiri, che non mi affascini! La cosa bella del nuovo progetto è che il marmo su questa scala ha dato vita a un lavoro molto interessante: è infatti la prima volta che realizzo un oggetto monumentale.
Il marmo è un materiale nobile, arriva dalla terra esattamente come l'oro e l'argento, ed è iper raffinato. In più, è duttile. In Toscana ho avuto l'onore di lavorare insieme al maestro Renzo Maggi, che mi ha insegnato a scalpellarlo, trattarlo, limarlo. Ho scoperto che il marmo è molto più dolce del metallo: passare da un bijoux di pochi centimetri a un oggetto di tre metri è stato super eccitante! Ora mi sento addosso una sorta di virus del metallo!».
Da dove è scaturito il tema dell'Origine?
«Ho avuto una sorta di flash. Una visione davvero molto chiara, che poi ho cominciato a portare sulla materia per capire se potesse funzionare anche come autentico oggetto di design».
Origin è stata definita una sorta di "porta" che mette in relazione l'anima del mondo con ciò che è eterno. In che senso?
«È stata un'intuizione della curatrice della mostra della Triennale. Ha visto l'opera e ha esclamato : "questo è un portale, questa è l'essenza dell'origine di quello che è il principio". Maschio e femmina uniti insieme; Origin esprime infatti un'idea di continuità, rappresenta il gesto dell'infinito, com'è appunto l'atto del fare l'amore».
L'amore, appunto. Che per tua definizione rappresenta la massima forza…
«Viviamo in un'epoca in cui parliamo sempre di sesso, però cos'è il sesso senza l'amore? Il sesso alla fine lascia un senso di vuoto se non è fatto con il giusto grado di intimità e di cura per la persona amata, per la persona che condivide questa unione che è, in assoluto, l'unione di tutte le unioni. Penso, in generale, che se facciamo le cose con amore, l'amore torni. Credo molto in questa forza: è generosa. E mi riferisco all'amore in senso universale, valido anche nei confronti della terra, della natura».
Non per niente, oggi, l'espressione "fare sesso" sembra aver soppiantato il più classico "fare l'amore"….
«Fare sesso è una cosa, fare l'amore un'altra. Ci sono l'amante e il sex friend, l'amico di letto. Il sesso di oggi non è più un tabù, ma è stato in parte svuotato del suo significato. Viene banalmente usato per vendere le cose più improbabili e distanti anni luce dalla sfera erotica».
Il tema del piacere è dominante nella tua produzione artistica. Perché è importante vivere bene il piacere?
«Il piacere è fondamentale in generale. E mi riferisco al piacere erotico, come a quello legato al cibo. Che cosa può distruggere una serata? Una cena mediocre così come un eros mediocre. Il rapporto fra un uomo e una donna, un uomo e un uomo o una donna e una donna, indipendentemente dalla relazione sessuale, è comunque tenuto insieme dal piacere condiviso. Diversamente, il rapporto è malsano. Il piacere dei sensi, pertanto, è un godimento importante. Nel mio caso, è il motore di tutto ciò che faccio e la mia missione è anche "scalpellarne" i tabù».
Proprio all'esperienza del piacere è dedicato il tuo primo libro, The Boudoir Bible, la Bibbia del Boudoir
«È un libro sulla vera scoperta del nostro piacere: tutto fuorché "sfumature di grigio"! Non è una storiella, ma ciò che realmente si cerca per vivere bene l'erotismo. Molto spazio è dedicato anche agli "attrezzi", una selezione di strumenti che non definisco sex toys, perché la parola toys, giochi, indica qualcosa che dopo un po' finirà con l'annoiarti e che possibilmente butterai via. L'attrezzatura, invece, no. The Boudoir Bible aiuta a conoscere intimamente il corpo per fare bene l'amore e incrementarne il piacere. Se non si conosce il corpo non se ne può trarre il massimo. Un po' come quando prendo la macchina per andare dal punto A al punto B: senza la cartina o il GPS, mi perdo! Si può desiderare di fare l'amore e inoltrarsi in questo mondo, di viaggiare nel piacere… Ma se non si possiede una conoscenza adeguata della geografia del corpo sessuale, come ci si arriva?».
Sex jewel designer, scultrice, scrittrice: è vero che il proprio patrimonio creativo può essere espresso in tanti modi e attraverso mezzi e linguaggi diversi…
«Nel lavoro c'è sempre qualcosa di nuovo. La vera sfida di una persona creativa è non arrivare al classico punto in cui ci si "incolla" e non c'è più evoluzione nel percorso artistico. Succede, a volte, quando ci si ritrova "fissi" in un momento di successo e si asseconda il mercato che ti dice di ripetere sempre quella stessa cosa. A me capita spesso di lavorare attraverso dei flash, delle intuizioni. Così è successo con Origin: ero in Versilia, al primo incontro con Paolo Carli. Si parlava di una collaborazione con la Fondazione Henraux e l'idea mi entusiasmava moltissimo. A un certo punto, guardando il mare, ho avuto una visione: l'immagine di quell'oggetto che sarebbe diventato appunto The Origin, ma al momento non capivo quanto e come sarebbe potuto diventare una cosa reale. A distanza di appena una settimana sono stata contattata dalla Triennale di Milano per la mostra su eros e design e tutto si è concretizzato in pochissimo tempo. A dimostrazione del fatto che, me lo ripeto spesso, niente nella vita succede a caso».
(Pubblicato su Style.it, 2013. Foto: Betony Vernon ritratta da Lara Giliberto)